Scritto da Paola Sommariva
Durante una telefonata, una amica mi ha raccontato di una situazione che non sapeva come affrontare, e mi ha chiesto: “come ti porresti tu? Quale posizione, quale Asana assumeresti?” Inizialmente la sua domanda mi è sembra strana: in che modo avrei dovuto assumere un Asana in una situazione? Mi sono immaginata la mia amica mettersi in Trikonasana nella situazione descritta..ma il concetto non è questo!
Così ho riflettuto sulla mia pratica e lì ho capito che, come molto spesso accade, alcune posture mi mettono in difficoltà, ma come mi comporto io?
Mi è anche tornato in mente il podcast di Elena sul tema de “Lo Yoga come metafora della Nostra Vita” e di come la pratica sia strettamente legata a come ci si pone nel quotidiano.
Nella sequenza si entra nella postura, si orienta lo sguardo (Dristhi) e si respira, cercando di trovare il connubio perfetto per rimanere in equilibrio, ed il parallelo con la vita è tanto semplice quanto disarmante:
osservare la situazione, entrarci, concentrare la nostra visione su dove vogliamo arrivare, respirare e trovare la soluzione per rimanere stabili.
Nella mia esperienza personale, praticare Ashtanga mi ha portato a riscoprire e migliorare la mia forza fisica, resistenza, equilibrio e flessibilità e questo si riflette in maniera straordinaria nella mia vita personale, di fatti ad oggi, posso dire che mi sento molto più forte, determinata ed elastica nell’affrontare ogni situazione che mi si presenta. Certo, non nego che non sia sempre così, tante volte vorrei ancora fuggire o sotterrarmi piuttosto che affrontare questioni difficili ma lo Yoga mi dimostra sempre che non c’è nulla di impossibile e in qualche modo, fornisce tutti gli strumenti per trovare la forza di affrontare ciò che ci spaventa.
Un esempio lampante è stato per me la postura di Bhuja-Pīḍāsana, (su cui lavoro da due anni ormai) la prima postura dopo Nāvāsana, che letteralmente significa “postura con pressione sulle braccia”. La grande difficoltà sta nel trovare l’equilibrio sulle mani, sorreggendo tutto il peso del corpo e scendere con la faccia appoggiando il mento a terra. Nella fase finale le mani insieme alle braccia sono il simbolo dell’azione e, in questo caso, devono sostenere un peso notevole è necessario quindi trovare la forza di sostenere il nostro stesso peso ed il coraggio di scendere con il mento al tappetino.