Mysore India, un viaggio nello yoga e nella tradizione

Scritto da beatrice Acquistapace

Sono già passate due settimane dal mio arrivo in India. Per la terza volta dall’agosto del 2018 mi trovo a trascorrere del tempo a Mysore, nello stato del Karnataka, a sud di Bangalore. 

Ebbene sì, alcuni di voi magari non lo sanno, ma il “Mysore Style” o la pratica individuale che nell’Ashtanga chiamiamo Mysore, prende il nome proprio da questa città indiana.

Perché è qui che si ritrovano le origini dell’Ashtanga Yoga. È qui che si trovavano i primi maestri come Tirumala Krishnamacharya e K. Pattabhi Jois, che intorno al 1940 insegnavano sotto richiesta del Maharaja di Mysore. 

Ed è qui a Mysore che il primo occidentale, Andre Van Lysbeth dal Belgio, ha scoperto Pattabhi Jois nel 1964 e ha poi reso possibile la divulgazione del suo insegnamento al di fuori di Mysore e al di fuori dell’India. 

Adesso l’Ashtanga Yoga viene praticato e insegnato in tutto il mondo e la tradizione di Pattabhi Jois viene portata avanti con fede e passione da tantissimi suoi studenti in modo autentico. 

Anche la figlia di Pattabhi Jois, Saraswathi, insegna Ashtanga Yoga a Mysore, e il nipote Sharath Jois ha preso le redini della scuola del nonno dopo la sua dipartita nel 2009, dove ormai ogni anno giungevano studenti da tutto il mondo. Si è creato così un lignaggio, una successione di maestri, che in India viene chiamata Parampara. 

Negli anni a Mysore, e più precisamente nel quartiere di Gokulam, si sono spostati tanti altri maestri di Ashtanga e non solo, finché è diventato un vero e proprio polo attorno al quale ruotano studenti, praticanti, ricercatori, insegnanti da tutto il mondo. 

Con questa piccola introduzione storica, volevo enfatizzare il significato più profondo del recarsi in India per praticare e studiare. 

Venire qui significa tornare alle origini e rendere gratitudine a tutti i maestri che hanno permesso che lo Yoga arrivasse fino a noi. Qui si respira autenticità e semplicità. Questo non solo nel mondo dello Yoga, ma in India in generale.

È un paese accogliente, che risulta molto semplice, legato alle tradizioni, alla cultura, alle origini. Risulta quasi arretrato, seppure posti come Bangalore sono soprannominati l’emergente Silicon Valley; un’arretratezza che ricerchiamo, perché da noi l’estrema modernizzazione ha svalorizzato tante cose. 

Vivere Mysore significa anche conoscere tantissime persone da tutto il mondo che però parlano la stessa lingua, la lingua dello Yoga. Tutte che condividono lo stesso interesse, la stessa passione, con le quali sicuramente avrai affinità. E si crea così una fortissima comunità che rende tutto ancora più speciale e divertente. 

Come avrete sicuramente sentito, ora stiamo vivendo un momento di grande shock, tristezza e incertezza per la comunità dell’Ashtanga Yoga a Mysore e in tutto il mondo con la dipartita improvvisa di Sharath Jois. Spaventa il fatto che non abbia lasciato eredi che continuino la Parampara come era successo tra suo nonno e lui, ma quello che mi sento di dire, è che comunque vadano le cose qui si continuerà a venire. Perché le radici rimangono e la comunità è sempre più viva. L’energia che si respira qui è un’importante ricarica per tutti noi che portiamo avanti questa tradizione e la sua batteria rimarrà viva finché noi la alimentiamo.

Bea

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