Scritto da beatrice Acquistapace
“Sthira-Sukham-Asanam” “La postura deve essere stabile e comoda”
Questo è uno dei tanti obbiettivi della nostra pratica di Ashtanga Yoga, anche se sembra irraggiungibile. Questo verso, che si trova nel secondo capitolo degli Yoga Sutra di Patanjali, si riferisce proprio alla pratica fisica sul tappetino. Per raggiungere però quella stabilità e comodità corporea di cui parla, è necessario avere una mente calma, quieta e presente.
Quando siamo agli inizi del nostro percorso nella pratica però, sia la mente che il corpo sono tutt’altro che stabili e comodi. Il corpo è rigido, la fatica domina ogni movimento, la scomodità è non solo fisica ma anche mentale. Non ci si sente adeguati, bravi abbastanza e la mente spazia da una forzata concentrazione ad una enorme distrazione. Quindi bisogna partire dai piccoli passi per piano piano andare verso l’obbiettivo. Ecco che memorizzare la sequenza diventa fondamentale per liberare la mente da questo impegno e per potersi concentrare su aspetti più sottili della pratica.
Pensiamo per esempio a quando stiamo imparando una nuova lingua. Esprimerci come vorremmo diventa difficile. La mente deve lavorare per trovare il giusto vocabolario e per costruire una frase grammaticamente corretta. Poi il risultato è quello che è, riusciamo a farci capire ma la strada da fare è ancora lunga.
Lo stesso succede con la pratica. Quando ancora non ricordiamo bene la sequenza, gran parte del nostro sforzo va in quello. Arriviamo sempre alla fine, ma non riusciamo ad esprimerci con i movimenti come vorremmo e potremmo. Spesso in questo stadio del nostro percorso domina la frustrazione.
Quando invece abbiamo grande familiarità con la sequenza, tanto da non dover sforzarci di pensare a cosa viene dopo, allora ci si può concentrare sul respiro, sul corpo e sulla mente.
Possiamo fare in modo che il nostro respiro si allunghi e che non si perda quel respiro lento e sonoro all’interno della gola, il respiro Ujjai. Possiamo poi cercare di coordinare ogni movimento con la corretta inspirazione o espirazione. Poi quando anche questi aspetti arrivano quasi spontaneamente, possiamo focalizzarci veramente sull’allineamento del corpo, sull’anatomia della postura. La funzionalità della mente diventa così sempre più sottile. Impariamo a “sentire la postura” piuttosto che farla un po’ così alla rinfusa, e qui la pratica diventa veramente interessante.
La pratica è un percorso personale di scoperta, di crescita e di miglioramento. Il nostro comportamento sul tappetino è il riflesso del nostro comportamento nella vita, quindi sfruttiamolo per superare scogli e difficoltà, raggiungere un livello di pratica sempre più cosciente e consapevole, e diventare una migliore versione di noi stessi.
Ovviamente questo richiede tempo, costanza e persistenza. Il cambiamento non avviene dall’oggi al domani e premia solo chi si affida veramente e non molla alla prima difficoltà. Ricordarsi la sequenza così spontaneamente come ogni giorno ci ricordiamo di lavarci i denti la mattina, è il primo scoglio da superare, poi passo dopo passo la magia si rivela.
Bea