Mysore India, un viaggio nello yoga e nella tradizione

Sono già passate due settimane dal mio arrivo in India. Per la terza volta dall’agosto del 2018 mi trovo a trascorrere del tempo a Mysore, nello stato del Karnataka, a sud di Bangalore.
Ebbene sì, alcuni di voi magari non lo sanno, ma il “Mysore Style” o la pratica individuale che nell’Ashtanga chiamiamo Mysore, prende il nome proprio da questa città indiana.
Perché è qui che si ritrovano le origini dell’Ashtanga Yoga. È qui che si trovavano i primi maestri come Tirumala Krishnamacharya e K. Pattabhi Jois, che intorno al 1940 insegnavano sotto richiesta del Maharaja di Mysore.

L’Importanza di Ricordarsi la Sequenza

“Sthira-Sukham-Asanam”
“La postura deve essere stabile e comoda”
Questo è uno dei tanti obbiettivi della nostra pratica di Ashtanga Yoga, anche se sembra irraggiungibile. Questo verso, che si trova nel secondo capitolo degli Yoga Sutra di Patanjali, si riferisce proprio alla pratica fisica sul tappetino. Per raggiungere però quella stabilità e comodità corporea di cui parla, è necessario avere una mente calma, quieta e presente.

Mar Rosso e i delfini, l’energia del branco

Hai mai pensato a quanto sia importante il senso di appartenenza?
Il bisogno di sentirsi parte di qualcosa, qualcosa che ci corrisponda, che ci nutra. Il bisogno di condividere un percorso, un obbiettivo. Il bisogno di non sentirsi soli, ma di caricarsi della forza di tanti altri che incontri sulla tua strada o che sai la percorrono.
Nell’Ashtanga Yoga questo bisogno viene tutti i giorni intensificato ma anche pienamente soddisfatto.

Il ciclo infinito di disperazione e successo

Come ormai tutti ben sappiamo, il sistema della pratica degli Asana (posture) nell’Ashtanga Yoga si basa su delle sequenze fisse, da imparare e praticare in modo crescente e graduale.
Tutte le serie dell’Ashtanga Yoga partono con 5 Surya Namaskara (saluti al sole) A e 5 Surya Namaskara B, che vengono considerati una sorta di riscaldamento, seguiti dalle posture in piedi, o 6 posture fondamentali. E tutte si concludono con le posture finali, che hanno lo scopo di calmare la mente e il respiro e di raffreddare il corpo dopo l’intenso sforzo.

Come mantenere viva la pratica durante le vacanze

Carissimi praticanti, l’estate è arrivata e le vacanze sono alle porte!
Sono sicura che molti di voi saranno d’accordo con me sul fatto che sia molto difficile mantenere vive certe buone abitudini anche in vacanza. Tra amici e famiglia, viaggi e relax, svago e divertimento, ci si ritrova spesso a mettere in secondo piano quelle cose a cui invece diamo priorità nella routine quotidiana della frenetica vita di tutto il resto dell’anno. E il paradosso è che in vacanza il tempo a disposizione dovrebbe anche essere di più!
Dico “dimenticato” perché spesso nella vita, completamente coinvolti se non addirittura sopraffatti dagli eventi quotidiani, cominciamo a perdere quel naturale benessere interiore con cui veniamo al mondo e di cui non percepiamo più la presenza.

Tempo al Tempo

Ho pensato di riprendere l’argomento introdotto da Elena nella newsletter di settimana scorsa sull’affidarsi alla pratica, una pratica continua e costante. 
Affidarsi alla pratica dell’Ashtanga Yoga significa per me proprio avere fede in questo metodo di ormai lunga tradizione che, nonostante inevitabili cambiamenti e adattamenti all’epoca moderna e al mondo occidentale, è arrivato fino a noi per donarci i suoi frutti.