Scritto da NOELIA BAQUERIZO
Nella mia vita ho avuto sempre il desiderio, o per restare in linea col Podcast di questa settimana possiamo chiamarla ambizione, di avere un determinato corpo. Questo mi ha portato a fare tante diete, la maggior parte di un’assurdità totale il cui unico obiettivo era di perdere chili in modo veloce.
Il mio atteggiamento quando iniziavo una di queste diete era sempre lo stesso, mi prefissavo un obiettivo e mettevo come sfondo del telefono la foto di una cantante con il “corpo perfetto” come ispirazione. Incominciavo benissimo, i primi giorni seguivo tutte le regole, stavo lontana da certi alimenti, mi allenavo come suggeriva la dieta, mangiavo solo a certi orari e una specifica quantità di cibo. Poi però arrivavo al quarto giorno che non ce la facevo più, volevo solo mangiare quello che mi era vietato mangiare e non vedevo l’ora che arrivasse il weekend per avere la scusa delle feste e delle uscite per rompere la mia dieta.
Cosa c’entra tutto questo con lo yoga? Tutto e niente.
Come raccontavo nel mio primo articolo, sono in un momento della mia vita dove trionfa l’amore verso me stessa. Le cose che faccio sono guidate da questo amore, non più dagli obiettivi che la società ci impone ma da quello che nasce e si sviluppa dentro di me. Nell’alimentazione per esempio, invece che seguire una dieta rigida sto attenta ad ascoltare il mio corpo e a dargli quello che mi chiede.
La pratica dell’Ashtanga Yoga, vista da chi ancora non la conosce bene, può ricordare queste diete molto restrittive e piene di regole. Per esempio: ci sono degli asana che vanno fatti in un certo modo, una sequenza stabilita, si dovrebbe praticare 6 giorni su 7 sempre la mattina prima di iniziare la giornata … Come spesso accade anche nelle diete, soprattutto quando iniziamo a vedere dei piccoli risultati, ci imponiamo l’obbligo di proseguire quasi in modo militare per raggiungere l’obiettivo. Questo modo di agire non ci porta ad una pace mentale ed anzi ci frustra a tal punto che inevitabilmente smettiamo.
Ho trovato una vera pace e armonia con me stessa ascoltando il mio corpo, cosa che spesso non ci viene naturale ma che se incominciamo a fare diventa sempre più semplice.
Questo ascolto verso il mio corpo mi porta a rendere la pratica mia e ad avere una relazione personale con lo yoga.
Ci sono delle settimane che pratico 6 giorni su 7, ma ci sono anche delle settimane dove riesco a praticare solo 4 giorni. Quando guardo gli altri praticare, quelli molto più avanzati di me, non mi confronto con loro bensì osservo come fanno le cose che io non riesco ancora a fare per capire come inserirle nella mia pratica.
Non provo frustrazione ogni mattina quando dopo due anni e mezzo non riesco ancora a fare il famoso “jump through” (salto in avanti), semplicemente ogni volta mi sforzo di tenere più in su il bacino fino a quando arriverò ad avere la forza per fare il salto. Mi impegno ad ascoltare il mio corpo, le sue possibilità e ad accettare la forza e la flessibilità diversa che ho ogni mattina.